Sono un ex allievo e cittadino di Alì Terme, il paese della “casa del cuore” di Madre Morano, da Lei stessa fondata nel lontano 1890 e all’interno della quale sono custodite le sue spoglie mortali. Essendo cresciuto all’oratorio dei salesiani e al catechismo delle suore, ho finito inevitabilmente per affezionarmi all’Istituto di Alì, che tutt’oggi frequento, collaborando in varie forme con le suore che lo abitano, e coltivando, tra l’altro, una grande passione per la sua storia e per quella della sua fondatrice. Nel 2008, per celebrare il centenario della morte di Madre Morano, realizzai una mostra fotografica-documentaria dal titolo “Alì, la casa del mio cuore”, dove proposi un excursus storico, che raccontava gli avvenimenti principali del Collegio, dalla fondazione fino agli anni '60 del secolo scorso. In quell'occasione compiendo ricerche tra gli archivi della casa, misi mano anche agli armadi che contengono gli oggetti appartenuti alla beata tra i quali trovai uno scatolo che catturò la mia attenzione, poiché contrassegnato dalla dicitura “oggetti appartenuti a sr. Schiralli conservati da Madre Morano”. Immediatamente mi chiesi chi potesse essere questa suora della quale la nostra beata aveva ritenuto opportuno custodire alcune “reliquie”, e la mia curiosità aumentò nel momento in cui, nell’archivio della direzione, trovai due quaderni, scritti di pugno da Madre Morano, con parte dei cenni biografici di sr. Isabella Schiralli e la trascrizione della corrispondenza che questa aveva intrattenuto col fratello sacerdote. A questo punto, volevo assolutamente approfondire la figura di questa religiosa, che tanto aveva colpito Madre Morano, e scoprendo che nel 1922 erano stato pubblicate le sue note biografiche, ne trovai una copia all’archivio centrale delle FMA, avendo finalmente l’occasione di conoscerne la storia (Cenni biografici di sr. Isabella Schiralli delle Figlie di Maria Ausiliatrice – Catania, Scuola Tipografica Salesiana, 1922 – p.123). Isabella nacque a Corato, in provincia di Bari, il 1° gennaio 1870, terza di sei figli, in una famiglia agiata e profondamente religiosa dalla quale ricevette un’educazione improntata ad uno spirito fortemente cristiano. Crescendo si delinearono presto in lei tratti di umiltà, obbedienza e devozione, e, divenuta adolescente, nacque forte il desiderio di consacrarsi a Dio in un istituto religioso. La strada verso la vita consacrata non fu però di facile percorrenza, perché, non appena i genitori ebbero sentore del desiderio della figlia, tentarono in ogni modo di ostacolarne la riuscita. Già uno dei suoi fratelli, Vincenzo, si era consacrato al Signore divenendo Salesiano, ed era stato inviato a svolgere la sua missione in Spagna; evidentemente il pensiero di “perdere” anche questa figlia era una prova troppo difficile da accettare. La vocazione della giovane però, era tale, che ben presto dovettero rassegnarsi e, grazie alla mediazione del fratello, Isabella venne accettata tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. Era il 1892 e il Direttore don Giovanni Bonetti le consigliò di entrare postulante ad Alì, in Sicilia, che era all’epoca la casa più vicina alla sua provincia, e Isabella, che aveva 22 anni, vi ci giunse il 6 gennaio. Subito le suore che la ricevettero provarono un sentimento di ammirazione nei suoi confronti, come di “un’anima già abituata all’intimità con Dio e alla conoscenza delle cose di spirito”. Dal canto suo Isabella si mostrò subito lietissima del suo nuovo stato, e, sebbene inizialmente la sua permanenza come postulante fosse minata da forti e persistenti dolori nevralgici, riuscì a rimettersi e il 18 ottobre 1892 vestì l’abito di novizia. Per ottenere la guarigione sr. Isabella aveva fortemente chiesto la grazia al “buon Gesù”, con il quale spesso le suore la vedevano raccogliersi in intimi dialoghi. La sua devozione verso Dio e la Madonna infatti, era sincera e profonda e a queste devozioni, dopo l’entrata nella congregazione, si aggiunse quella per il suo Angelo Custode grazie a un episodio particolare, che ella stessa riferì con semplicità alla superiora della casa: “Ero novizia e, incaricata di tenere pulita la piccola tribuna della chiesa, avevo l’ordine di lasciare sempre distesa la tenda della finestra che dava sulla strada. Una volta mi ero scordata di tirare quella tenda, e la superiora mi aveva sollecitato di farlo, anche perché quel mattino doveva passare sulla tribuna gente esterna. Io mi recai tosto sul coro, ma, prima di compiere l’obbedienza feci qualche breve istante di adorazione a Gesù Sacramentato, mentre però in cuore volgevo il dubbio se fosse stato meglio eseguire l’ordine avuto o fare l’adorazione. In quell’istante ecco che, come mossa da mano invisibile, la tenda si distese da se e nel tempo stesso una voce misteriosa parve mi ripetesse all’anima: Vedi? Il tuo Angioletto ti rimprovera, tu dovevi essere più pronta ad eseguire gli ordini ricevuti: l’obbedienza sta sopra tutte le cose! Questo fatto mi ispirò tanta riconoscenza verso il mio buon Angelo e tanto desiderio d’essere docile ai suoi consigli, che da quel giorno nutrii una tenerissima devozione verso questo caro custode dell’anima mia” e tutte le suore che la conobbero testimoniarono che Isabella non muoveva un passo o pronunziava parola che non fosse contrassegnata dall’obbedienza. Sempre umile, sottomessa non per ostentazione ma per vera virtù, basata sul vero amor di Dio, sul desiderio della propria perfezione, sr. Isabella conservava sempre, anche all’esterno, quel sorriso di pace interiore di chi avverte la presenza di Dio e trova gaudio nel conversar con Lui, pur non trascurando i doveri della vita. Era stata assegnata agli uffici di maestra del laboratorio e assistente delle educande e nello svolgere i suoi compiti teneva un comportamento tale che la stessa Madre Morano fu udita esclamare più volte: “Mettete sr. Isabella dinanzi al SS. Sacramento od occupatela nel suo laboratorio: per lei e tutt’uno: vi tiene la medesima quiete, il medesimo raccoglimento” e ciò senza mai essere meno vigilante ed attiva. Suor Isabella aveva l’ammirazione di tutte le sue consorelle, il suo spirito di sacrificio e la scrupolosa diligenza nel compiere i suoi uffici erano edificanti, e lo stesso valeva per le educande che assisteva, le quali comprendevano che la giovane religiosa era una suora di non comune virtù. Intanto erano passati due anni e il 22 settembre 1894 arrivò il giorno della vestizione, e col proposito della ”osservanza esatta per le piccole cose” Isabella si consacrava al Signore. Nel 1896 si ripresentarono forti i dolori che l’avevano tormentata i primi anni di prova, si provò a guarirla con varie cure e, sebbene inizialmente i rimedi sembravano efficaci, ben presto gli insopportabili mal di testa si ripresentarono così frequenti che come ultimo rimedio si pensò di farle cambiare aria. Lasciò dunque la casa di Alì e nella speranza di farle trovare il luogo ideale per la guarigione, l’ispettrice le fece visitare in un anno quasi tutte le case della Sicilia, dove si fermava qualche settimana o qualche mese, e , sebbene il fisico non ne traesse giovamento, le suore delle case che la accoglievano restavano edificate dalla sua pietà, carità e modestia tanto che più di una direttrice pregò Madre Morano di farla rimanere nella propria casa. Sembrava che dov’era lei Dio si comunicasse in modo sensibile alle anime, si presagiva un non so che di elevato. Alla fine dell’anno scolastico ’96/97, non avendo ottenuto concreti miglioramenti di salute, sr. Schiralli fece definitivamente ritorno ad Alì. Negli anni passati lì, molteplici furono le dimostrazioni di sincera caritatevole umiltà, che l’animo di sr. Isabella diede alle consorelle, delle quali spesso, in modo soprannaturale, riusciva anche a leggere i turbamenti interiori, palesandoli all’interessata e suggerendone la soluzione. Frequentemente poi, sia suore che alunne, facevano ricorso a lei per ottenere l’aiuto delle sue preghiere e le grazie, che quasi sempre arrivavano, venivano attribuite alla potenza della preghiera di sr. Schiralli. La stessa Madre Morano le diede ordine di pregare insistentemente il Signore per una persona ragguardevole che le si era raccomandata al fine di ottenere una grazia e, per tale scopo, diede il permesso a sr. Schiralli di recarsi in cappella un’ora ogni notte, per un certo periodo di tempo. Una di quelle notti, aperta la porta della Cappella, sr. Isabella si sentì respingere coma da una forza invisibile, riprovò più volte a entrare ma inutilmente, allora, fattosi il segno della croce disse: “Io vengo qui per obbedienza e intendo eseguire l’ordine della mia superiora” e riprovando a entrare non ebbe più nessun ostacolo; recatasi come al solito ai piedi del Tabernacolo sentì accanto a sé e sul coro forti rumori, come di chi trasportasse oggetti pesanti e li lasciasse cadere di colpo, ma sr Isabella, nonostante ciò, restò al suo posto continuando il suo colloquio con Gesù Sacramentato. Quando l’indomani raccontò il fatto, Madre Morano le chiese se non avesse avuto paura a rimanere sola e continuare la sua preghiera, ma ella rispose sorridendo: “Di che avrei dovuto aver paura? Ero con Gesù!”, tale era la sua fede nella presenza reale di Dio nell’Eucarestia. Molteplici furono gli eventi “soprannaturali” che caratterizzarono la sua vita, soprattutto legati al suo Angelo Custode che sovente mandava a risollevare moralmente o fisicamente qualche suora che realmente ne avvertiva la presenza, ciò non faceva che aumentare l’ammirazione che le consorelle avevano di lei, che la percepivano chiaramente come un’anima cara a Dio. Nel settembre del 1900 sr. Isabella fu costretta a rimettersi a letto, ma ben presto quella che si pensava essere una lieve indisposizione finì per rivelarsi nella terribile gravità di un tumore, e, sebbene ciò avesse gettato lo sconforto in tutta la casa, sr. Isabella trascorse gli ultimi mesi della sua vita, serena e umile, abbandonata alla volontà del Signore, pur spesso afflitta da insopportabili dolori. Il suo calvario terreno si concluse l’8 febbraio 1901 e la sua dipartita lasciò il più vivo cordoglio in tutta la comunità. Madre Morano, giunta in casa dopo qualche ora dalla sua morte, prostrandosi dinanzi alla salma esclamò: “Sr. Schiralli non era solo perfetta, ma santa!”. Il giorno seguente si svolsero i funerali e alle 15.00 partì dalla casa di Alì il corteo funebre che accompagnò la salma verso il cimitero del paese, dove tuttora riposa in pace nella cappella delle suore. Questa, in breve, fu la vita di sr. Isabella Schiralli, una Figlia di Maria Ausiliatrice la cui santità in vita colpì tutte le suore che la conobbero, anche la più “illustre” Madre Morano, ed è forse proprio grazie a Lei che mi ci sono imbattuto, e ne stato così profondamente colpito, che ho voluto condividerla con tutti voi, affinché se ne riscopra la memoria.
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