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Rosa  Franzi

e

Giovanni Gheddo

Giovanni Gheddo e Rosa Franzi
Bollettino Salesiano: Sposi, genitori, salesiani, santi

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Bollettino Salesiano

maggio 2016

P. Gheddo: Che bello essere figlio di genitori santi!

Piero Gheddo
 

In occasione del Sinodo sulla famiglia, il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere ricorda l’esempio e la lezione di fede ricevuti dai propri genitori. Per loro l’arcivescovo di Vercelli ha aperto una causa di beatificazione: “Vi chiedo di pregare per i miei genitori, che la Chiesa crede utile come esempio di Vangelo vissuto da una normale coppia di sposi”.

 

Milano (AsiaNews) – Nei giorni scorsi è cominciato il Sinodo sulla Famiglia, invito gli amici lettori a pregare per questa importante celebrazione della Chiesa cattolica. Desidero solo raccontare la mia esperienza di essere nato da santi genitori (il giudizio spetta naturalmente alla Chiesa), che ha reso serena e anche gioiosa la vita mia e dei miei fratelli. In noi bambini la fede è entrata naturalmente come la lingua italiana, Rosetta e Giovanni erano davvero autentici credenti e imitatori di Gesù Cristo.

Uno dei più bei ricordi che ho di loro è quando alla sera dopo cena (pranzo alle 12 e cena alle 19, come molti in Tronzano a quel tempo) si diceva assieme il Rosario seduti attorno al tavolo della cucina e noi bambini eravamo aiutati da mamma e papà a recitare l’Ave Maria, a tenere le mani giunte. E poco dopo ci portavano a letto. Nella camera matrimoniale c’era un bel quadro di Maria col piccolo Gesù in braccio, ci inginocchiavamo tutti davanti a quel quadro e recitavamo assieme le preghiere della sera.

Rosetta e Giovanni si erano sposati per amore, volevano dodici figli (uno più della nonna Anna!) anche se vivevano in una situazione economica precaria. Si fidavano della Provvidenza di Dio! Il loro amore era saldo come una roccia perché fondato su Dio. Erano “sposi per sempre”. Giovanni ha perso Rosetta a 34 anni (lei ne aveva 32) e le è rimasto fedele, anche se a Tronzano, dove era un personaggio stimatissimo anche come presidente dell’Azione cattolica dei giovani, aveva tante occasioni di risposarsi. Ma diceva: “Ho voluto tanto bene a Rosetta, che non potrei più voler bene così ad un’altra donna”.

Il 26 ottobre 1934 mamma Rosetta muore di polmonite e di parto con due gemelli di sette mesi (morti anche loro con lei), papà Giovanni e noi tre bambini ci siamo uniti alla famiglia della nonna Anna e della zia Adelaide, sorella maggiore di papà e direttrice didattica delle scuole di Tronzano. Papà era un geometra e durante il giorno lavorava molto visitando in bicicletta le cascine e i paesi vicini, ma al mattino si svegliava alle cinque, per portarci alla Messa prima in parrocchia, che era alle sei. Ricordo che papà era in coro dietro all’altare, io servivo la Messa ed ero incaricato, se lui non veniva quando il sacerdote distribuiva la Comunione, di andare a dirgli di venire e qualche volta papà dormiva!

Caro papà, lavoravi tutto il giorno e alla sera stavi alzato fino alle 22-23 per fare i conti e disegnare i tuoi lavori. Ma al mattino montavi la sveglia per non perdere la Messa, pur di portarci i tuoi bambini! Sono questi gli esempi che rimangono vivi nella nostra memoria di figli e ci educano ancora alla fede e alla vita cristiana.

I nostri genitori ci aprivano al prossimo. La mamma, maestra elementare, da ragazza si dedicava gratuitamente ai bambini nell’asilo e nella scuola elementare e alla sera faceva scuola agli analfabeti adulti. Educava noi bambini a distribuire metà dei doni di Gesù Bambino ai ragazzini che abitavano vicini a noi e non avevano parenti benestanti, come il papà e le sorelle di mamma Rosetta. La nostra casa era aperta ai poveri, a volte invitati a pranzo.

Papà Giovanni era chiamato “il paciere”, perché quando c’era un contrasto tra famiglie chiamavano lui che sapeva parlare di pace e di perdono ed era convincente. Non aveva nessun incarico ufficiale, ma metteva d’accordo famiglie divise facendole pregare assieme e risolvendo i loro problemi nelle eredità di case e terreni. Era chiamato anche “il geometra dei poveri”, perché faceva gratis o per poco le sue prestazioni per i poveri e per l’asilo delle suore.

Mamma Rosetta e papà Giovanni ci hanno trasmesso una grande fiducia in Dio, nel suo amore e Provvidenza. Ricordo bene che papà ripeteva spesso a noi tre ragazzini: “Dovete volervi bene e andare sempre d’accordo”. Espressioni che ripetevano spesso: “La cosa più importante è fare la volontà di Dio” (mamma Rosetta), “Siamo sempre nelle mani di Dio” (Giovanni). Sul letto di morte, al marito che le diceva: “Se guarisci, faremo in altra maniera perché tutti questi figli ti hanno indebolita”, Rosetta ripeteva diverse volte: “Giovanni, faremo sempre la volontà di Dio”.

Certo papà ha sofferto moltissimo per la morte prematura della mamma (il loro matrimonio è durato solo sei anni, 1928-1934), ma aveva un carattere che educava anche senza parlare. Era sempre sereno, gioioso, aperto agli altri, sapeva giocare con noi ragazzini e alla sera dopocena, finito il Rosario in famiglia, ci chiedeva, uno per uno, come avevamo passato la giornata, la scuola, l‘oratorio, gli amici frequentati.

Nelle lettere dall’Urss non è mai triste o scoraggiato, ma pieno della speranza di poter tornare a casa, in quelle situazioni tragiche, a 20-30 sotto zero e le bombe nemiche. Ma lui scriveva che era un freddo secco e si sopportava bene!

Non avrebbe dovuto andare in guerra perché vedovo e padre di tre figli minorenni, ma l’hanno mandato in prima linea in Russia perché non si era mai iscritto al Partito Fascista, non partecipava alle manifestazioni patriottiche e aiutava i perseguitati del regime trovando loro un lavoro. Chiude la sua vita con un gesto che ricorda quello di San Massimiliano Kolbe ad Auschwitz: rimane tra i feriti intrasportabili mandando a casa il suo sottotenente più giovane. Offre la sua vita per lui, poi diventato sindaco democristiano di Vercelli due volte!

Rosetta e Giovanni dimostrano che si può vivere il Vangelo in una vita come quella di tutti, ma vissuta in modo straordinario. Tutti i credenti in Cristo sono chiamati alla santità, cioè all’imitazione di Cristo nella normale vita quotidiana. “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” scriveva san Paolo ai Tessalonicesi (1Ts, 4, 3). Non voglio delineare la biografia di mamma e papà in queste due paginette, ma papà, che è vissuto con noi a Tronzano fino al 1940 quando è andato in guerra, ci ha dato esempi di mortificazione perché diceva: “Bisogna mortificarsi nelle cose lecite per poter resistere in quelle illecite”. Non fumava, non beveva vino (se non qualche volta nei brindisi dei pranzi), non giocava al Lotto o d’azzardo (vizio comune anche a quei tempi!); e ci ricordava le virtù e le mortificazioni (fioretti) di mamma Rosetta.

L’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, comunicandomi la sua decisione di iniziare la causa di canonizzazione (avvenuta il 18 febbraio 2006 a Tronzano vercellese), mi ha detto (testo registrato): “La causa di beatificazione dei tuoi genitori mi interessa molto e la metto nelle mani di Dio. Io stesso ho avuto un papà straordinario e considero tuo papà del tutto esemplare, perché rappresenta una schiera di uomini dell’Azione cattolica. Anche mio papà aveva fatto la guerra. E mi fa piacere che le figure di tuo padre e di tua madre vengano additate come modello in un tempo come il nostro in cui manchiamo di modelli, un tempo di «aurea mediocrità». Anch’io sono dell’avviso che la chiamata di tutti alla santità dev’essere documentata con esempi concreti. Ricordiamo e onoriamo i tuoi genitori per ricordarne tanti, tantissimi altri».

Ringrazio il Signore di essere il figlio primogenito di Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo e raccomando a tutti gli amici lettori di pregare per questa causa di beatificazione, che la Chiesa crede utile come esempio di Vangelo vissuto da una normale coppia di sposi.

(http://www.asianews.it/notizie-it/P.-Gheddo:-Che-bello-essere-figlio-di-genitori-santi!-35556.html)

Rosa Franzi con i figli
Pietro, Francesco e Mario Gheddo

Il memoriale di Rosetta e Giovanni Gheddo a Tronzano

Sabato 30 giugno 2012, dopo la S. Messa pre-festiva nella chiesa parrocchiale celebrata da padre Piero Gheddo, nel piazzale antistante il Cimitero è stato inaugurato un memoriale dei servi di Dio coniugi Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo. L’iniziativa dell’amministrazione comunale è stata realizzata assieme al restauro dell’ antica chiesa San Pietro del Cimitero, prima parrocchiale di Tronzano, nelle sue forme originali dell'XI° secolo, una delle chiese romaniche più importanti e più belle del Vercellese con il suo maestoso campanile. Tronzano è nato attorno alla chiesa ed era un punto di riferimento per uno dei rami della “Via Francigena”, che percorrevano le carovane di pellegrini verso Roma o la Terra Santa. Il sindaco, dott. Andrea Chemello, ha detto: “Abbiamo voluto qui il memoriale dei Servi di Dio coniugi Gheddo per dare a loro la dignità più alta, perchè qui sono le nostre origini, perchè qui vive la memoria storica e umana di tutti i tronzanesi”.
Nel piazzale antistante il Cimitero e la chiesa romanica di San Pietro vi è il monumento con tutti i nomi dei militari tronzanesi che hanno dato la vita per la patria nelle guerre del secolo XX e di fianco un’aiuola di piante e fiori con una colonna antica che risale alla costruzione della chiesa attorno alla quale è sorta (nel 1256) la Tronzano d’oggi, quella di San Martino, e il memoriale che consiste in due elementi: una targa di bronzo con questa scritta: “Memoriale - dei coniugi Servi di Dio - Rosetta Franzi (1902-1934) - Giovanni Gheddo (1900-1942) - In devoto ricordo i tronzanesi dedicano” e una stele con una grande placca in plexiglàs, che illustra in sintesi la vita dei Servi di Dio e ne trasmette le immagini fotografiche più significative.
Il sindaco Chemello ha concluso dicendo: “Speriamo che quanto realizzato sia degno dell'amore e della straordinaria testimonianza di fede cristiana che Giovanni e Rosetta nel corso della loro vita hanno donato ai Tronzanesi”. Il parroco don Guido Bobba ha poi benedetto il memoriale e ringraziato l’amministrazione comunale per questa iniziativa, che richiama bene l’importanza di come vita civile e vita religiosa di una popolazione debbono integrarsi, com’è avvenuto per Rosetta e Giovanni Gheddo, per comune vantaggio e benessere del paese.
Padre Gheddo ha concluso raccontando che la causa di beatificazione di Rosetta e Giovanni è nata dalla pubblicazione (nel 2002) delle lettere di papà Giovanni dall’Urss durante l’ultima guerra mondiale (“Il testamento del capitano”), che hanno suscitato interesse e tante lettere di persone che si dicevano commosse dalla santità di questi giovani sposi e qualcuno aggiungeva che sono queste le coppie da santificare come modello agli sposi di oggi. Il 14 gennaio 2004 le suore di clausura Redentoriste di Magliano Sabina (Rieti), scrivevano di aver pregato Rosetta e Giovanni ottenendo delle grazie. E proponevano di iniziarne la causa di beatificazione. 
L’Arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, che aveva già letto il volume, ha assunto informazioni e il 18 febbraio 2006 ha istituito nella chiesa parrocchiale di Tronzano il tribunale diocesano per il processo informativo, che ha interrogato i testimoni ed esaminato i documenti con risultati positivi. Il 17 giugno 2007 l‘arcivescovo ha chiuso a Vercelli il processo diocesano e tutto il materiale raccolto è andato alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. 
A Roma le autorità della Congregazione dei Santi mi hanno detto più volte che questa Causa di beatificazione è utile e opportuna perché i due coniugi erano persone comuni che hanno dato grandi esempi di santità. Però mancano documenti scritti del loro tempo sulla loro santità. Per cui la Causa è in attesa di nuova documentazione che si sta ricercando negli archivi vercellesi. Ma l’arcivescovo di Vercelli e il Pontificio Consiglio per la Famiglia di Roma incoraggiano a continuare il bollettino che pubblica la diocesi di Vercelli, per diffondere la conoscenza, la devozione e l’imitazione dei due Servi di Dio, che già possono essere venerati e pregati. Il Signore Gesù, se vuole, può far superare le difficoltà attuali, che non riguardano la santità di Rosetta e Giovanni, ma unicamente la mancanza di documenti scritti su questa santità nel tempo della loro vita. Per le “Cause storiche” infatti, non bastano le testimonianze orali, ma ci vogliono documenti scritti di quel tempo. Ma Rosetta e Giovanni erano persone umili e di paese, non interessavano certo i giornali o le autorità di quel tempo. [La notizia della ripresa della causa - dopo il ritrovamento di nuove prove da parte dell'attuale postulatrice - è stata data il 15 gennaio 2017 da Mons. Marco Arnolfo, arcivescovo della diocesi di Vercelli, durante la Messa a Tronzano Vercellese in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Piero Gheddo del PIME, figlio dei Servi di Dio]
Nella Lettera pastorale per l’anno 2006-2007 su “La buona notizia della Famiglia”, l’arcivescovo di Vercelli mons. Enrico Masseroni ha scritto: “Sono grato a Dio che ci ha consentito di avviare nella nostra Chiesa eusebiana la causa di beatificazione dei coniugi Gheddo, che hanno scalato la vetta della santità attraverso la strada di una vita familiare vissuta con il Vangelo in mano, anzi, con il Vangelo nel cuore. Pare di vedere in questi genitori santi la figura di tanti altri padri e madri che all'ombra delle nostre case e nella storia discreta di un amore fedele e fecondo, alla santità ancora credono”. In Italia e nella Chiesa italiana si sta riscoprendo il valore educativo e culturale della famiglia, perché la società in cui viviamo ha mortificato la vita coniugale e familiare fondata sul matrimonio fra uomo e donna ed ha portato i giovani ad essere sempre più fragili e privi di ideali e la vita moderna sempre più disumana.
L’inizio del movimento di devozione e di preghiera per la Beatificazione di mamma Rosetta e di papà Giovanni è un aiuto nella nuova evangelizzazione del nostro popolo. Il fatto che appartenevano entrambi all’Azione cattolica (a quel tempo definita “una scuola di santità per i laici”) può stimolare i membri di questa gloriosa associazione a ricuperare lo spirito di fede e di santità che ha formato in passato tanti autentici cristiani.
A Vercelli si pubblica il bollettino quadrimestrale “Lettera agli Amici di Rosetta e Giovanni”, mandato in omaggio a chi lo chiede e oggi inviato a 9.350 indirizzi in tutta Italia e anche all’estero perché la devozione a Rosetta e Giovanni si è diffusa (con la traduzione dei volumi, di articoli e delle immaginette) in Polonia, Ungheria, Francia, Stati Uniti. E ci sono già stati pellegrini da ogni parte d’Italia e dall'estero al Cimitero di Tronzano dov’è conservata la salma di Rosetta. 
Tronzano ha una grande tradizione di religiosità popolare che va ripresa e rafforzata per aiutare in questa crisi non solo economico-politica, ma religiosa e morale, che sta tormentando il popolo italiano. Quand’ero in seminario a Moncrivello, ricordo che i preti vercellesi mi dicevano: “Fortunato tu che sei di Tronzano, che è uno dei migliori paesi della diocesi”. Ricordo l’Azione cattolica, le confraternite, le processioni, le cerimonie religiose e le molte iniziative di fede e di vita cristiana. Ad esempio, il pellegrinaggio annuale, a piedi durante tutta la notte, al Santuario della Madonna di Oropa.
Auguro che questo memoriale a due coniugi e genitori, che hanno lasciato un grande ricordo di bontà nel nostro paese, diventi un seme deposto in terra buona, che possa produrre a Tronzano una nuova primavera di unità, di speranza e di vita sociale e cristiana benefica per tutti.


Padre Piero Gheddo,
missionario del Pime, Milano

(cf http://www.gheddopiero.it/ZENIT/zenit20120630.htm)

Se si desidera segnalare grazie ricevute, si può scrivere alla postulatrice via mail: lia.lafronte@libero.it

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